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Scatto di Britomarti - foto@Irene Trancossi

Il titolo Irene Trancossi tra luce mito e natura introduce all’intervista che ho proposto a una delle voci emergenti più interessanti del nostro panorama artistico.  Fotografa e art director, nata a Fidenza e attiva a Milano, sviluppa la sua creatività tra arte, moda e musica, creando immagini sospese tra realtà e immaginario.

Britomarti di Irene Trancossi Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Scatto da Britomarti – foto@Irene Trancossi

 

Con un uso raffinato della luce e della composizione, Irene esplora tematiche legate a femminilità, sorellanza e  relazione tra corpo e natura. I suoi lavori, pubblicati su riviste come Elle Italia, hanno trovato spazio in gallerie internazionali. Selezionata da Artpil tra le 30 Under 30 Women Photographers, continua a espandere il proprio linguaggio visivo con progetti che uniscono estetica e ricerca concettuale.

In quest’intervista, ci racconta il suo percorso, le sue ispirazioni e il suo mood di artista contemporanea.

Irene Trancossi tra luce mito e natura – l’intervista

Il tuo progetto “Britomarti” s’ispira alla ninfa della mitologia greca che, per sfuggire a Minosse, si trasforma in schiuma di mare. Come hai scelto questa figura e quali aspetti di quella leggenda sono diventati semantica del tuo lavoro?

Britomarti di Irene Trancossi Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Foto tratta da Britomarti – img @Irene Trancossi

Britomarti è un reportage poetico, realizzato attraverso scatti a donne della mia famiglia. Parla di trasformazione, emancipazione, riscatto e, infine, libertà. Ho scelto questo titolo perché mi sembra incarnare perfettamente il percorso di crescita di ogni donna, ciò che ci rende sorelle.

In Britomarti parlo di un’esperienza personale, per arrivare a quella universale. Il mio intento è quello di attivismo poetico, diretto a chi ha orecchie per sentire e occhi per vedere: un pubblico di anime sensibili e semplici, che sanno osservare.

Parlando di sorellanza ed emancipazione femminile, temi ricorrenti nelle tue opere, ritieni che esista qualche sorta di discriminazione anche nel mondo dell’arte?

Purtroppo il percorso per rendere l’arte equa è ancora lungo. Sicuramente ci sono stati passi in avanti. Rispetto al male gaze” che ha caratterizzato la storia dell’arte, oggi il panorama è molto più sfaccettato. La mia speranza è che un giorno si possa arrivare a ritenere ininfluente il genere dell’artista a cui rivolgiamo la nostra attenzione.

Irene Trancossi tra luce mito e natura – luce e colore

Le tue fotografie presentano un uso distintivo della luce e dei colori caldi; perché questa cifra stilistica?

Britomarti di Irene Trancossi
Da Britomarti – foto @Irene TRancossi

Sicuramente la luce è un elemento che nei miei scatti è oggetto di molta cura, proprio per il mio essere “luce dipendente”.  La luce solare mi dà tranquillità e penso rappresenti la mia parte razionale, che conosco e controllo.

Da qualche tempo ho trovato una forte connessione con la notte, in cui sento manifestarsi un altro lato del mio essere: quello impulsivo ed istintuale, forse più vero. Ciò mi ha portato a una sperimentazione notturna utilizzando la luce lunare.

Ultimamente sto cercando di creare volontariamente nei miei scatti un po’ di confusione tra giorno e notte e costruire un’atemporalità; una nuova dimensione senza scissione. Forse è un modo per riconciliare questi due lati coesistenti del mio essere.

Hai collaborato con diverse realtà nel mondo della creatività. Come hai integrato altre modalità espressive nelle tue creazioni artistiche?

Le contaminazioni principali tra diverse modalità artistiche sono avvenute con la moda e la musica.

La musica è sempre stata per me una forte fonte d’ispirazione. Amo, in particolare, la musica francese Psiche-Rock per il suo lato fortemente onirico. Sono una grande fan dei La Femme e Videoclub. Nella mia professione trovo sempre interessante lo scambio artistico che avviene con musicisti e cantautori; è per me una grande soddisfazione riuscire a evocare visivamente l’essenza della loro musica.

Britomarti di Irene Trancossi
Scatto onirico da Britomarti – foto @Irene Trancossi

 

La moda è anch’essa una forma artistica molto interessante. Sono molto affascinata da texture e dalla matericità dei capi. Amo usare la luce per sviluppare l’identità del brand, costruendo mondi differenti a seconda della commissione.

Sei stata selezionata tra le “30 Under 30 Women Photographers” da Artpil. Come ha influenzato la tua carriera questo riconoscimento?

Ha avuto soprattutto una valenza in termini di visibilità e contatti. Ho avuto anche la possibilità di esporre le mie opere presso la Galleria Recontemporary di Torino.

Eos di Irene Trancossi
Eos – opera fotografica di @Irene Trancossi

 

Le tue opere sono state esposte in diverse città internazionali. Hai incontrato un “posto del cuore”, che ha, in qualche modo, cambiato la tua percezione in chiave emotiva?

I luoghi in cui ho esposto che mi hanno emozionato sono diversi, sicuramente l’evento che più mi è rimasto nel cuore è stata l’esposizione a Mascate, in Oman. Ero stata coinvolta nell’esposizione “Tangible Monologue, Unexpected geographies of self-portraits” presso la Stal Gallery.

E’ stato molto interessante lo scambio culturale e umano con le altre artiste omanite coinvolte; ho ammirato la loro emancipazione, grinta e lotta. Inoltre ho avuto la fortuna e il privilegio di essere da loro accompagnata nella scoperta di quel meraviglioso paese.

Nel progetto Britomarti citato in precedenza, hai ritratto donne della tua famiglia. Quali sfide e soddisfazioni hai incontrato nel lavorare con persone così vicine?

Ho un legame molto intimo con la fotografia e pertanto i soggetti coinvolti nelle mie attività artistiche fanno parte di una cerchia ristretta di affetti (in ambito lavorativo ovviamente non è così). Questo perchè per me è essenziale costruire una parentesi sicura in cui io e il soggetto fotografato ci sentiamo liberi di esprimerci.

Vivo la vicinanza ai soggetti ritratti come un dato di forza, una sincronia in cui l’estetica può entrare in risonanza con l’emozione del rapporto affettivo ed esserne rafforzata.

Salvami ka vita di Irene Trancossi Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Artwork Salvami la vita – I Segreti – foto @Irene Trancossi

Irene Trancossi tra luce mito e natura – la natura

La natura è un elemento centrale nelle tue fotografie. Cosa rappresenta per te e come influisce sul messaggio che vuoi trasmettere?

La natura ha componenti primordiali; è un luogo a cui fare ritorno per riappropriarci delle nostre origini, che ogni tanto, per ragioni di lavoro, sento lontane. Mi ritengo una persona spirituale, non religiosa, e cerco di rifletterlo nell’arte, che prende le forme di una preghiera laica, capace di riattivare una connessione con l’universo.

A che punto ti senti nella tua crescita artistica?

Da Britomarti in poi ho avuto l’impressione di ritrovarmi in un punto di svolta, una sorta di punto zero. I miei progetti precedenti, benché importanti, sono visti dalla me di adesso come acerbi, per questo fatico a mostrarli.

Penso fermamente che la crescita artistica vada di pari passo con la crescita personale, pertanto ora mi sento in una fase matura e purtroppo anche molto severa.

Dato che mi occupo anche di arte generativa e intelligenza artificiale, mi viene spontaneo chiedere qual è il tuo rapporto con l’arte digitale più innovativa.

Con l’esplosione dell’intelligenza artificiale siamo indubbiamente entrati in un nuovo paradigma. Bisogna decidere se “cavalcare l’onda” o interpretarla a modo proprio, la mia scelta. Sono aperta alle novità, benché non nasconda di esserne spaventata. Per natura sono una persona curiosa e non escludo mai a priori una strada, penso più che altro a come farla mia.

Il futuro

Quali tematiche ti proponi di esplorare in futuro, nelle tue prossime opere?

Autoritratto di Irene Trancossi Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Autoritratto – foto @Irene Trancossi

Sto lavorando ad un nuovo progetto fotografico che si intitola Heimweh, un termine tedesco che significa “nostalgia dell’origine”, non in senso geografico ma più in senso viscerale. Sento l’esigenza di riconnettermi con la natura, con una dimensione primordiale archetipa, essenziale, priva di sovrastrutture proprie della società di oggi.

Il concetto di origine, nelle sue accezioni legate alla natura, fa parte della dimensione magica della scoperta. È quasi una “seconda nascita”, dove mi trovo a riscoprire la magia nascosta nel mondo e in cui mi trovo a costruire nuovi spazi, nuovi mondi che sento davvero miei e in cui mi sento a casa.

Concludendo le interviste, chiedo spesso agli artisti: c’è qualcosa che non abbiamo toccato nel nostro dialogo che ti piacerebbe inserire in questo articolo?

Non mi viene in mente niente di particolare … mentre vedo che riflette, propongo:

Magari qualcosa di legato alle dimensioni dell’esplorazione e del gioco che ho la sensazione ti siano vicine?

Amo sicuramente la dimensione ludica dell’arte in quanto gioco. In fondo l’artista può benissimo essere paragonato a un bambino che, giocando, trova una forma di espressione e appagamento. A volte mi capita di “ingannare” la mente, cercando di non percepire l’arte come un lavoro, proprio per mantenere intatti quegli stimoli.

Mi ritengo una sperimentatrice e penso che il cambiamento sia necessario, senza che snaturi la riconoscibilità dell’artista, per me essenziale. Spero che le mie opere la conservino sempre, soprattutto in termini di vitalità.

Grazie di cuore a Irene Trancossi.

Paolo Servi

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Paolo Servi

Paolo Servi si occupa di Creative coding, Interaction design, AI e Nuove tecnologie. Ha studiato Statistica a Bologna, Scrittura creativa alla Holden di Torino (con Ernesto Franco, Dario Voltolini, Carlo Lucarelli e Andrea Canobbio) e Bioenergetica all’AIPU di Milano. Ha tenuto workshop ad Alessandria d’Egitto, Barcellona, Byblos (Libano), Copenhagen, Dublino, Liverpool, Novi Sad (Serbia), Parigi e in Palestina. Ha esposto alla Biennale di Firenze, ad Outsider Art, ad ArtVerona e al Wired NextFest. Ha pubblicato il romanzo “Ad occhi chiusi” con le Edizioni Il Foglio, una raccolta di poesie ed è coautore del cortometraggio “Il soldato della neve”, premiato nel concorso nazionale “A corto di idee” (Aosta). Con Edizioni Mondo Nuovo ha già pubblicato il romanzo “Le tre rune” (2022). Collabora periodicamente con la rivista online “VilleGiardini”.