Al momento stai visualizzando Ilaria Sagaria tra simboli e metamorfosi
Dalla serie Piena di grazia - donna con melagrana - foto @Ilaria Sagaria

Ilaria Sagaria tra simboli e metamorfosi ci conduce in un viaggio visivo che esplora l’identità femminile con un mood poetico e visionario. Le sue opere, dense di riferimenti culturali e psicologici, invitano a riflettere sulla complessità dell’esperienza umana e sulle trasformazioni interiori che plasmano il nostro essere.

Nata a Palomonte, nel 1989, Ilaria è una fotografa e artista di origine campana che ha saputo accostare la formazione ricevuta in pittura e fotografia, all’Accademia di Belle Arti di Napoli, all’esplorazione del mondo interiore e dei sentimenti. La sua ricerca fa spesso riferimento all’universo femminile, indagando temi sociali e psicologici con passione e attenzione.

Le sue opere sono state esposte in gallerie e musei di tutto rilievo, come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, dove, nel 2021, ha presentato una mostra personale e a cui ha donato un autoritratto per la collezione permanente. Ora vive a Milano, dove alterna ricerca artistica e insegnamento (in un liceo artistico).

Da Piena di grazie melagrana ImpulsiCreativi impulsicreativi.it
Dalla serie Piena di grazia – donna in nero con la melagrana – foto @Ilaria Sagaria

 

L’incontro-intervista con Ilaria Sagaria

Quali sono stati gli aspetti chiave delle tue prime esperienza, dalla formazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli all’esperienza come fotografa a Monaco di Baviera?

All’Accademia di Napoli ho seguito il triennio di pittura, rivolgendomi poi alla fotografia durante la specializzazione per la laurea magistrale. Ancora oggi, nelle mie attività, esercito un’attenzione quasi “morbosa” per la luce e per i colori.

Sempre a Napoli, ho preso parte alla masterclass fotografica di Antonio Biasucci, realizzata con una selezione di fotografi di cui ha accompagnato la crescita per 2 o 3 anni. L’aveva denominata Laboratorio Irregolare , un contesto finalizzato a creare qualcosa di non convenzionale, reso noto via Facebook e sviluppato in modalità gratuita; un percorso con riunioni mensili di raccordo sulle ricerche specifiche dei neo-autori.

In effetti, le tue opere sembrano proprio fondere l’approccio fotografico con quello pittorico. Come descriveresti il tuo processo creativo e l’interazione tra questi due media?

Tutto si svolge in maniera automatica, a partire dallo sguardo, che osserva come luce e colori lavorano sulle superfici. Ogni lavoro inizia dalla realizzazione di una sorta di messa in scena, che parte da una finzione solo per raccontare e approfondire qualcosa di vero e di reale.

Sa Piena di grazia ImpulsiCreativi impulsicreativi.it
Scatto dalla serie Piena di grazia – foto @Ilaria Sagaria

 

Ilaria Sagaria tra simboli e metamorfosi – i lavori

La tua serie “Piena di grazia” esplora l’universo femminile attraverso simboli e miti. Come li scegli e quale pensi sia il tuo ruolo, come artista contemporanea?

Proprio di recente ci pensavo e m’interrogavo su questi aspetti del mio lavoro. Sicuramente le mie scelte pongono una tematica anche politica; io sono donna e parlo di temi su cui spero che anche gli altri pongano la giusta attenzione.

Questo è vero per “Piena di grazia”, ma anche nel mio lavoro Crisalidi mi sono espressa in questi termini, forse perché ora sono anche insegnante e rivivo quella necessità nelle mie interazioni con gli allievi.

La tua serie “Crisalidi” esplora il tema dell’adolescenza come fase di metamorfosi, mentre nel progetto “Il dolore non è un privilegio” hai affrontato l’attualità delle aggressioni con l’acido. Come hai approcciato temi così complessi con la fotografia?

Nell’osservare il mondo​, c’è un sentire diverso dal viverlo nella quotidianità. Mi sono immedesimata con quelle situazioni, così delicate o dolorose, cercando di sviluppare al massimo l’empatia, per provare a rendere, in punta di piedi e con rispetto della dignità delle vittime, vissuti tragici, senza mai spettacolarizzarli.

Il compito di un artista, secondo me, è restituire quanto osserva con delicatezza. Nel rapporto tra le polarità maschile e femminile, di fatto, emergono reali diversità, però da entrambe possono nascere lavori potenti dal punto di vista emotivo.

Da Piena di grazia ImpulsiCreativi impulsicreativi.it
Un’altra immagine dalla serie Piena di grazia – foto @Ilaria Sagaria

 

Ilaria Sagaria tra simboli e metamorfosi – le simbologie

In alcune tue opere compare la simbologia della melagrana. Cosa rappresenta per te questo frutto e si integra nel tuo lavoro?

Nel mio lavoro ricorrono diversi elementi simbolici. La donna in nero con la melagrana pone il focus su quel frutto – simbolo di fertilità – che viene ricontestualizzato in un ritratto quasi funebre. Lì il soggetto viene quasi inghiottito dalle ombre e dal nero, mentre tiene in mano un oggetto rosso “sangue”, che pare quasi un organo.

Nel tuo lavoro “Donna velata” esplori il tema del nascondersi e del rivelarsi. Qual è il significato di questa dualità nella tua arte?

In tutte le mie opere c’è sempre una dualità, che non è limitata ai binomi nascosto-svelato, luce-ombra, vita-morte o grazia e morbidezza-carnalità. Sono tutti dualismi che accompagnano e suggeriscono, ma non svelano del tutto, per non avere un effetto troppo didascalico e lasciare il risultato all’interpretazione.

Da Crisalidi ImpulsiCreativi impulsicreativi.it
Opera dalla serie Crisalidi – foto @Ilaria Sagaria

 

I percorsi artistici

Come detto all’inizio dell’articolo, una tua opera è stata inclusa nella collezione permanente degli autoritratti contemporanei delle Gallerie degli Uffizi. Cosa rappresenta per te questo riconoscimento?​

La prima volta che sono stata contattata dagli Uffizi, per la mostra del 2021 (“Il dolore non è un privilegio”), ho provato una grande emozione, per essere stata avvicinata da un museo così prestigioso, vista l’importanza dell’arte che ospita. In quell’occasione, le mie foto hanno cercato un “dialogo” con un’opera del Bernini, il ritratto di una donna che egli stesso aveva fatto sfregiare.

Successivamente, l’onore si è rinnovato, quando sono tornata con un autoritratto che avevo realizzato agli inizi del mio percorso artistico.

Come trovi gli ultimi percorsi creativi della fotografia contemporanea?​

Credo che ci sia una crisi di contenuti che tocca vari settori artistici, tra cui anche la musica. È una crisi scaturita, a mio avviso, dalla feroce velocità con cui si è costretti  a produrre per rimanere al passo con la domanda.

La fotografia è sempre più alla portata di tutti, ma scema un po’ l’intensità dei temi, che, talvolta, si piega a una logica di mercato. Si passa dall’essere “morti di fame” a – per usare un gioco di parole, da non interpretare alla lettera – “morti di fama” (si insegue un successo che molto spesso non ha basi solide, proprio perché costruito attraverso dinamiche frenetiche, effimere e inconsistenti), dinamica che allontana dall’essenza più vera della creatività.

Alcuni artisti, purtroppo, tendono a una contiguità sempre più forte con la produzione e questa tendenza, al momento, non mi pare che si possa arrestare.

Come bilanci l’uso della tecnologia digitale con l’estetica tradizionale nelle tue fotografie?​ Sei interessata all’arte generativa e all’intelligenza artificiale?

Quasi tutte le mie opere sono realizzate in digitale. Per me la fase della lentezza sta della ricerca, che poi l’immediatezza del digitale supporta bene. Negli ultimi lavori, ho cercato di prendere il meglio dai due mondi (digitale e analogico), cercando di agire con spontaneità. Mi capita anche di dipingere sulle foto, per aggiungervi una componente materica.

Sono sicuramente aperta alle contaminazioni, perché l’arte che si chiude a riccio non porta mai a qualcosa di nuovo o di interessante. Proprio per questo, ultimamente, sto compiendo ricerche nei settori che hai indicato.

Foto di Ilaria Sagaria
L’opera dell’artista che più mi ha colpito per la forza onirica e simbolica – foto @Ilaria Sagaria

 

Hai partecipato a diversi festival artistici internazionali. Durante quei tour hai localizzato qualche momento o luogo del “cuore”?

Durante il Verzasca Foto Festival, c’è stato un evento che definirei  quasi di “psicoterapia” applicata ai fotografi. Si tratta di un festival molto particolare, che si tiene in una valle svizzera, a contatto con la natura, e si sviluppa attraverso installazioni.

Ho trovato quel momento davvero speciale, perché è stato un momento di forte condivisione; abbiamo approfondito pensieri personali, sul vivere e sulle sue criticità, temi che, in questo mondo di talk-show, vengono affrontati raramente.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Magari qualche tema che non abbiamo affrontato nel nostro incontro?

Credo che abbiamo toccato un po’ tutto. Ti posso però dire che tra i mille progetti, allo stato embrionale, che conservo in mente, ce n’è uno che riguarda la mia famiglia e le sue origini. È ancora in fase gestazionale, ma per me sarà molto importante.

Desidero concludere l’articolo ringraziando ancora Ilaria Sagaria per il suo tempo.

Paolo Servi

©impulsicreativi.it – riproduzione riservata.

Potrebbero interessare anche le interviste:

 

Paolo Servi

Paolo Servi si occupa di Creative coding, Interaction design, AI e Nuove tecnologie. Ha studiato Statistica a Bologna, Scrittura creativa alla Holden di Torino (con Ernesto Franco, Dario Voltolini, Carlo Lucarelli e Andrea Canobbio) e Bioenergetica all’AIPU di Milano. Ha tenuto workshop ad Alessandria d’Egitto, Barcellona, Byblos (Libano), Copenhagen, Dublino, Liverpool, Novi Sad (Serbia), Parigi e in Palestina. Ha esposto alla Biennale di Firenze, ad Outsider Art, ad ArtVerona e al Wired NextFest. Ha pubblicato il romanzo “Ad occhi chiusi” con le Edizioni Il Foglio, una raccolta di poesie ed è coautore del cortometraggio “Il soldato della neve”, premiato nel concorso nazionale “A corto di idee” (Aosta). Con Edizioni Mondo Nuovo ha già pubblicato il romanzo “Le tre rune” (2022). Collabora periodicamente con la rivista online “VilleGiardini”.