Abet Laminati, il design Made in Italy attraverso i materiali
Abet Laminati è un’azienda piemontese – originaria della piccola cittadina di Bra – che nasce negli anni Cinquanta e che, ad occhi profani, può sembrare poco interessante dato la sua produzione di laminati decorativi.
Eppure stiamo parlando di un’azienda che ha fatto e ancora fa il Made in Italy nel mondo grazie a quello che Giò Ponti definì “uno straordinario materiale per l’architettura elaborato dall’uomo”.
La vocazione all’avanguardia
Ciò che distingue Abet Laminati fin dalla sua fondazione non è solo la realizzazione di materiali di alta qualità in una varietà di prodotti vasta caratterizzate da particolarità estetiche e funzionali specifici, ma soprattutto la vocazione e lo sguardo verso il moderno e il contemporaneo.
Nel corso degli anni infatti l’azienda ha coltivato stretti rapporti con personaggi del calibro di Giorgetto Giugiaro, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Mario Bellini, Enzo Mari, Joe Colombo, Francois Burkhardt, Paola Navone, Karim Rashid, Konstantin Grcic, Ugo Nespolo, Giulio Iacchetti e molti altri grazie alla cui collaborazione l’azienda ha contribuito alla diffusione dell’immagine del “Made in Italy” nel mondo.
Fondamentale, in questo senso, il sostegno di Abet Laminati alla nascita, sul finire degli anni Settanta di Alchymia e poi di Memphis nei primi anni Ottanta, rivoluzioni stilistiche che hanno segnato in modo definitivo il design internazionale.
Grazie alla grande ricerca su texture e decori, il laminato ha assunto una vera e propria identità, distinguendosi e reinterpretandosi.
Abet Laminati: storia di un brand del Made in Italy
Ma partiamo dall’inizio: nel 1946 nasce A.B.E.T. Anonima Braidese Estratti Tannici produttrice di uno dei migliori tannini estratti dal castagno, quindi con una produzione molto lontana da quella che poi la renderà famosa in tutto il mondo.
Sarà nel 1957 che Abet Laminati cambierà sull’onda dei nuovi prodotti in resina sintetica e si convertirà alla produzione di laminati decorativi ad alta pressione, ma sarà negli anni ’60 – con la realizzazione del laminato stratificato autoportante e l’apertura del laboratorio di serigrafia che permette di personalizzare i materiali – che Abet comincia ad entrare negli studi di design.
Nel 1968 infatti Mario Bellini, Enzo Mari e Joe Colombo realizzano i mobili per La Rinascente e prenderà forma il famoso porta giradischi di Joe Colombo.
Negli anni ’70 Abet Laminati in collaborazione con Andrea Branzi e Clino Trini Castelli, promuove “Colordinamo ‘77”, un centro studi sul colore e le sue capacità espressive fino a sostenere la nascita di Alchimia, movimento d’avanguardia che darà vita a Memphis, il gruppo di Ettore Sottsass dove nasceranno nuove applicazioni che cambieranno il mondo del design moderno.
Nel 1984 nascono le collezioni Decori Minimi – supervisionata da Paola Navone – Walkprint e Straticolor ed è il decennio in cui cominciano ad arrivare i premi, le mostre e i riconoscimenti: nel 1987 vincono il Compasso d’oro, nel 1990 il Premio Europeo di Design, nel 1992 espongono al Louvre con “Technique Discrete” organizzata da Achille Castiglioni e Michele De Lucchi.
Una strada lastricata di successi che portano fino ad oggi e al riconoscimento dell’azienda come di un cardine del design non solo italiano, ma globale.
L’attitudine all’impossibile
La disponibilità a sperimentare nuove strade e una certa lungimiranza nel riconoscere un rapporto di reciproca dipendenza tra l’industria e il mondo dell’arte hanno spinto Abet Laminati a trovare un’identità a un nuovo materiale “artificiale” che fino a quel momento imitava i materiali naturali come il marmo e il legno, imponendo il laminato come linguaggio espressivo sulla scena internazionale con un catalogo di superfici decorative che rimane ineguagliato.
Alessandro Mendini, tra i più sofisticati ‘ideologi’ della decorazione, ha riconosciuto nella collaborazione di Abet Laminati con una grande quantità di autori noti e meno noti: “una delle più vaste palestre di sperimentalità decorative degli ultimi anni”.
Una realtà che pur avendo un piede sempre nel prossimo futuro – mantenendo costantemente uno stretto dialogo coi progettisti, come ad esempio Karim Rashid, Seletti, TOILETPAPER, Zanotta, De Rosso e molti altri – non scorda di celebrare la propria storia: nel 2016 ha infatti aperto il proprio museo nella sua sede storica a Bra.
Tra le collaborazioni più recenti, sicuramente la realizzazione dei tavoli per TOILETPAPER, progetto di Maurizio Cattelan, in collaborazione con Seletti e il fotografo PierPaolo Ferrari, è una di quelle che attratto maggiormente l’attenzione del mercato internazionale.
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