Gli strati di tulle leggeri, i corpetti luminosi, i nastri lucidi in raso e sofisticati effetti di trasparenza, che creano un’atmosfera sognante, sono l’anima di ogni spettacolo di danza. La stessa anima che è da sempre ispirazione anche per la moda. Infatti non tutti sanno che quello tra la danza e la moda è un legame indissolubile, vivo ancora oggi. Vediamo dunque come si è evoluto l’abbigliamento nella danza e come la moda si è ispirata ad esso nel corso degli anni.
Danza e moda: un legame indissolubile
Storia del costume nella danza
La storia del costume nella danza ha inizio nel periodo in cui la stessa disciplina stava vivendo il suo periodo di massimo splendore. Siamo nel 1800, quando gli abiti indossati dalle ballerine classiche iniziano ad alleggerirsi preferendo gonne più leggere ad altre più pesanti. Successivamente negli anni ’20, e con lo sviluppo della danza moderna, gli abiti si fanno più fluidi. Inseguito, col progredire di nuove danze quali quella contemporanea, inizia un periodo di sperimentazione ancora maggiore.

Danza e moda: un legame indissolubile. La nascita del Tutù.
Nel XIX secolo assistiamo anche alla nascita di quello che ancora oggi è un’icona del mondo della danza, soprattutto di quella classica, disciplina in cui è protagonista: stiamo parlando del Tutù. Il Tutù è stato inventato dal pittore e litografo francese Eugène Lami e letteralmente significa “sederino“.
L’abito aveva goduto di un successo tale che l’autore francese André Levinson lo descrisse in questo modo :
“[…] Lami crea invece i suoi drappeggi di mussolina che rigonfiano la gonna in infinite pieghe bianche. A forma di campana o meglio di corolla rovesciata, questo costume permette alla ballerina, ampi movimenti, favorisce salti ed agilità. Allo stesso tempo, questa nuvola di candida garza emana poesia virginale […]”
Il Tutù è costituito da un corpetto aderente e da una gonna che può essere di vari modelli: esistono infatti quello piatto o “a ruota”, quello “caduto“, quello romantico lungo fino alla caviglia, e il “Degas” che sfiora il ginocchio come rappresentato nei quadri dell’omonimo artista francese. Esso è quasi sempre in tulle, tessuto che prende il nome dalla città francese Tulle: si tratta di un velo a maglie molto larghe ma allo stesso tempo rigido e stabile.
Danza e moda: un legame indissolubile. Maria Taglioni ne “La Sylphide”
Il Tutù è stato indossato per la prima volta, e reso celebre, da Maria Taglioni, nel balletto “La Sylphide“, il 12 maggio 1832 all’Opéra di Parigi. Indossando questo nuovo indumento la ballerina era più libera e facilitata nel compiere passi anche più complicati. L’abito indossato da Maria Taglioni, di colore bianco etereo, diede origine al termine “ballet blanc“, il quale si riferisce ai balletti romantici ottocenteschi. Inoltre Maria Taglioni è stata anche la prima ballerina ad aver danzato sulle scarpette da punta rendendole celebri in tutto il mondo.

Un’ispirazione reciproca
Dalle passerelle al palcoscenico, sono numerosi gli stilisti che hanno vestito compagnie teatrali e ballerini con le loro magnifiche opere d’arte, perchè danza e moda sono anche questo: arte.
Chanel, i costumi per “Le Train Bleu” e il continuo rapporto con la danza.
Era il 1924 quando Coco Chanel, in collaborazione coi Balletti Russi, firmò gli abiti di scena per “Le Train Bleu“, messo in scena al Theatre du Champs Elysées. Chanel collaborò col coreografo Serge Lifar, ed anche qui riuscì a riflettere la sua filosofia portata avanti sin dalle sue prime creazioni di moda: la semplicità. La stilista francese progettò delle tutine aderenti e pratiche, comode, in cui i ballerini potevano abilmente compiere le acrobazie e i passi che componevano le coreografie. Anche i tessuti erano innovativi e furono ripresi addirittura nelle scenografie.

Quello di Chanel è un continuo legame col mondo della danza che non smette di vivere. Alla guida della maison francese Karl Lagerfeld progettò gli abiti per il pas de deux de “Il Bolero” diretto dal coreografo Ohad Naharin. Nel 2021, invece, la direttrice creativa Virginie Viard creò gli abiti per il sesto gala dell’Opéra insieme alla maison d’art Lesage, da sempre in contatto con la maison Chanel. I vestiti per il gala evocano il cielo e le stelle, sono impreziositi da cristalli e perline e seguono le linee del corpo dei ballerini, nonchè dei loro eleganti movimenti.
Da monsieur Christian Dior a Eleonora Abbagnato
Anche la maison Dior ha da sempre una forte vicinanza al mondo della danza, che iniziò già col suo fondatore e stilista Christian Dior. Questi infatti, forte ammiratore della danza, aveva creato parte del guardaroba della ballerina inglese Margot Fonteyn e, in collaborazione col coreografo Roland Petit, nel 1947 creò i costumi per lo spettacolo “Treize danses“.
In tempi più recenti si deve la vicinanza tra la maison Dior e la danza alla collaborazione che Maria Grazia Chiuri ha messo in atto con l’étoile Eleonora Abbagnato. Le due infatti da anni lavorano insieme per la realizzazione dei costumi de “Le Notti Romane“: si tratta di un’idea nata durante la pandemia quando, a causa delle restrizioni, era nata la necessità di creare un film di danza e per la cui direzione coreografica la ballerina scelse Angelin Preljocaj. Gli abiti di Dior per “Le Notti Romane” sono opere sontuose, indossate dalla Abbagnato e dalle altre étoiles, che concorrono nel celebrare l’amore e la passione per quel mondo che monsieur Dior aveva amato e celebrato già dall’inizio della sua carriera da stilista.
Danza e moda: gli stilisti che hanno rivoluzionato il costume di scena.
Chanel e Dior sono solo due (grandi) esempi di stilisti che hanno amato e celebrato il mondo della danza e i suoi ballerini attraverso la creazione di abiti-opere d’arte. Le collaborazioni tra esponenti del mondo della moda e quelli della danza sono numerose, quasi infinite, ma non si possono non ricordare alcuni nomi quali Gianni Versace, che creò gli abiti di scena per “Dionysos“, del coreografo e amico Maurice Bejart, attingendo alle opere di Kandinsky, di Klimt e alla Grecia Antica.
Yves Saint Laurent aveva invece collaborato, come Christian Dior, col coreografo Roland Petit: ispirandosi alle vetrate della Cattedrale di Notre Dame di Parigi, a Mondrian e agli affreschi medievali il giovane stilista creò, nel 1965, gli abiti per il balletto “Notre Dame de Paris“ di Petit.
Il coreografo Merce Cunningham invece si affidò all’estro creativo di Rei Kawakubo, che nel 1997 realizzò le scenografie e gli abiti dello spettacolo “Scenario“.

Creditphoto: @alessiamacaione
Il legame indissolubile
Insomma, una cosa è certa: quello tra il mondo della danza e quello della moda è un legame che difficilmente verrà spezzato. Lo dimostrano gli infiniti sodalizi tra stilisti e coreografi che, più che dal solo interesse nei confronti degli abiti, sono mossi da una sensibilità nei confronti dell’arte, dell’eleganza e del movimento da riuscire a comunicare in un modo così impeccabile, come se tutti appartenessero ad una stessa ed unica dimensione.
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