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Scarpette da punta moderne, con tomaia e lacci in raso ed elastico attorno alla caviglia https://www.impulsicreativi.it/

Ogni volta che ci si riferisce alla danza, specialmente a quella classica, due sono le cose ricorrono alla nostra mente: il Tutù e le scarpette da punta. Le punte infatti sono la calzatura dei ballerini per eccellenza. Nate da una grande intuizione di Charles-Louis Didelot, quest’ultimo aveva un nome specifico con cui amava definire le scarpette da punta: una “macchina per volare“. Questo tipo di calzatura elevava il movimento delle ballerine permettendo loro di volteggiare sull’estremità dei loro piedi. Scopriamone la loro evoluzione nel corso dei secoli.

Scarpette da punta moderne, con tomaia e lacci in raso ed elastico attorno alla caviglia https://www.impulsicreativi.it/
Scarpette da punta moderne, con tomaia e lacci in raso ed elastico attorno alla caviglia
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Le scarpette da punta: una “macchina per volare”

L’intuizione di Charles-Louis Didelot

A Charles-Louis Didelot si deve l’invenzione che cambiò per sempre il mondo del balletto; si tratta delle scarpette da punta: una “macchina per volare”. Siamo nella seconda metà del Settecento, quando il ballerino e coreografo francese inventò per l’appunto la sua “macchina per volare“. L’intuizione di Charles-Louis Didelot, che nei suoi balletti era solito ad utilizzare effetti speciali, consisteva in un marchingegno che sollevava le ballerine in avanti, le quali, prima di staccarsi da terra, riuscivano a sospendere il loro corpo sulle punte dei piedi. Grazie a questa sua prima invenzione Didelot sviluppò inseguito le scarpette da punta che conosciamo ancora oggi, così da stimolare gli altri suoi colleghi coreografi ad utilizzare la sua “macchina per volare”.

Ritratto del ballerino e coreografo Charles-Louis Didelot https://www.impulsicreativi.it/
Ritratto del ballerino e coreografo Charles-Louis Didelot, inventore della “macchina per volare”
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Le scarpette da punta: Maria Taglioni ne “La Sylphide”

Il primo modello di scarpette da punta, una specie di pantofola in seta dalla punta arrotondata, era imperfetto, non sosteneva completamente le ballerine che, per questo motivo, fasciavano le loro dita irrigidendole, per ottenere così maggiore stabilità.

Inseguito, attorno al XIX secolo, in Italia la scarpetta da punta godette di alcuni cambiamenti che la resero più comoda. La punta viene rinforzata e appiattita per un maggiore sostegno e la soletta viene irrobustita e ispessita.

Grazie a questi cambiamenti Maria Taglioni, nel 1832, riuscì ad eseguire il balletto “La Sylphide” interamente sulle punte, lasciando il pubblico ammaliato per la sue tecnica e leggerezza nel compimento dei passi coreografici.

Ritratto di Maria Taglioni nel balletto "La Sylphide" https://www.impulsicreativi.it/
Ritratto di Maria Taglioni nel balletto “La Sylphide”
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Le scarpette da punta moderne: Anna Pavlova

Il modello di scarpette da punta moderno, ossia quello più simile ai modelli che conosciamo oggi, è nato grazie al contributo di Anna Pavlova. Anna Pavlova, celebre ballerina russa a cui è stato dedicato anche l’omonimo dolce, aveva un piede affusolato ed il collo particolarmente pronunciato. Per questo aveva bisogno di un sostegno ancora maggiore, che le scarpette da punta inventate fino a quel periodo non le garantivano. Siamo nel XX secolo, ora le scarpette da punta hanno una soletta in pelle ancora più rigida di quella precedente e la punta attorno alle dita è più dura e resistente.

In questo video possiamo ammirare la ballerina Anna Pavlova che danza sulle punte nel balletto “Il lago dei cigni“, dove interpreta “La morte del cigno“.

La ballerina Anna Pavlova, nel balletto "Paquita", che indossa un paio di scarpette da punta https://www.impulsicreativi.it/
La ballerina Anna Pavlova, nel balletto “Paquita”, che indossa un paio di scarpette da punta
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Le scarpette da punta: una “macchina per volare” che conosciamo ancora oggi

Dopo innumerevoli evoluzioni le scarpette da punta giungono al Novecento, secolo in cui divengono il simbolo della ballerina per eccellenza. Le scarpette che conosciamo oggi variano nella loro forma in base alla morfologia del piede della ballerina che le deve indossare. La punta è ancora dura ed appiattita, creata attraverso pasta, tessuto e cartone. La suola dona ancora quel sostegno dei modelli precedenti grazia alla sua rigidità.

Le scarpette da punta: la loro struttura

Indipendentemente dal modello a cui ci riferiamo, le scarpette da punta sono costituite da alcune parti principali: vediamole.

  • La tomaia: è la parte esterna della scarpetta, in raso, che comprende anche la “mascherina”.
  • La mascherina: è la parte piatta della scarpa, che si trova sull’estremità delle dita. Si tratta anche della parte più rigida della scarpa, che dona stabilità ed equilibrio alla ballerina.
  • Lacci in raso: hanno sia una funzione estetica, dovuta al loro modo di essere intrecciati attorno alla caviglia, ma servono anche per bloccare il piede e far sì che la scarpa non scivoli via quando si eseguono i passi.
  • L’elastico: è la parte meno conosciuta perché rimane nascosta sotto i lacci in raso; serve per bloccare ulteriormente la scarpetta alla caviglia.
  • La soletta: insieme alla mascherina è una delle parti più rigide ed è sia interna che esterna alla scarpetta.

Le scarpette da punta: una “macchina per volare” e i modelli più utilizzati

Come abbiamo anticipato nel paragrafo precedente esistono diversi modelli di scarpette da punta, prodotti da altrettanti numerosi marchi conosciuti dalle ballerine di tutto il mondo. Ogni marchio e modello si concentrano su un’esigenza specifica e su morfologie di piede differenti. Vediamo quali sono i brand i modelli più conosciuti.

  • Bloch: è un marchio australiano che offre una vasta gamma di taglie e di larghezze per ogni misura della pianta del piede.
  • Sansha:  offre una gamma di scarpette da punta che ricoprono diverse e numerose esigenze di ogni ballerina; la suola “a goccia” offre sostegno e flessibilità al piede.
  • Grishko: il marchio offre numerosi modelli e taglie scelte da ballerini di ogni livello. La “2007” è la più venduta e ne esistono tre varianti di durezza della suola (MHSH) e due ampiezze della pianta (XXXXXXX).
  • Gaynor Minden: tra le preferite dalla ballerine di ogni livello, le Gaynor Minden offrono comfort, buona vestibilità e lunga durata nel tempo; si differenziano anche per il comfort che garantiscono durante i salti.
  • Capezio: anche le scarpette Capezio si differenziano per comfort, durata ed alta qualità.
  • Freed of London: è un marchio britannico le cui calzature di alta qualità e comfort sono tra le più desiderate del settore danza.
  • Só Dança: le scarpette di questo marchio si contraddistinguono per la loro buona vestibilità e comodità anche nei salti.
  • Merlet: le scarpe da punta Merlet godono di alta flessibilità e sono create artigianalmente utilizzando materiali di alta qualità che garantiscono resistenza e supporto alle calzature.
  • R-Class: brand russo che offre scarpette da punta per ballerine di ogni livello.
  • Harmony: le scarpette da punta di questo brand sono divise nei quattro modelli Serena, Giada, Greta, Aura, offrono alta qualità e la loro suola pre-arcuata” facilita il passaggio del piede in punta.

Le scarpette da punta: una “macchina per volare” per tutte le ballerine del mondo

Le scarpette da punta sono diventate, nel corso dei secoli, un vero e proprio simbolo nel mondo della danza e non, oggetto del desiderio di ogni ballerina.

Se quelle per i principianti hanno una durata più elevata, un paio di scarpette da punta professionali può durare un brevissimo periodo, talvolta una sola esibizione. Questo succede perchè, se troppo usurate, perdono la loro durezza e resistenza causando una capacità di sostegno del piede e del corpo molto ridotta.

Ma nonostante questo continuano ancora oggi ad essere amate e celebrate in numerose occasioni. Sono presenti infatti non solo nel mondo della danza, ma anche nel cinema e nell’arte. La loro iconicità non delude mai nello stupire il pubblico che ne ammira la loro eterna eleganza.

ALESSIA MACAIONE

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Alessia Macaione

Mi chiamo Alessia Macaione, astigiana dalla nascita ma anche un po’ torinese da quando ho iniziato, e da poco terminato, l’università. A Torino, infatti, ho frequentato lo IAAD seguendo l’indirizzo di Textile & Fashion Design, portandolo a termine attraverso una tesi di laurea che indaga sulle motivazioni per cui, da adulti, si tende a perdere la creatività caratteristica di quando si è bambini: quella stessa creatività che mi è sempre stata a cuore e che cerco di coltivare dagli anni del liceo, quello Artistico per la precisione, che ho frequentato invece nella mia città, Asti. Posso dire che le mie passioni più grandi sono tre, ossia l’arte, la moda e la terza è il luogo in cui queste due trovano, per me, un punto di incontro: la danza. Sono stata per dieci anni ballerina di danza classica, cimentandomi anche in quella contemporanea, afro, con un assaggio di hip hop; le ho poi dovute mettere in sospeso per una serie di motivazioni, ma non nego che la mia malinconia mi spinga spesso a desiderare di riprenderle e chissà se in futuro questo succederà! Per quanto riguarda la scrittura credo che sia uno dei mezzi fondamentali per raccontare e raccontarsi: ho sempre ammirato e, per essere sincera, anche un po' invidiato gli abili nel raccontare le emozioni, chi sa “parlare scrivendo” e chi riesce a far immedesimare i lettori in ciò che scrive. Spero, a modo mio, di diventare come loro, augurandomi e augurandovi un futuro di grandi emozioni.