Al momento stai visualizzando Il confine tra street art e arte digitale
San Francisco: graffito che prefigura l'Augmented Reality - foto @Vincent Gerbouin by Pexels

Si può significativamente definire il confine tra street art e arte digitale?

Graffito pre-AR Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
San Francisco: graffito che prefigura l’Augmented Reality – foto @Vincent Gerbouin by Pexels

 

La contaminazione tra street art e arte digitale rappresenta una delle ipotesi più intriganti del panorama artistico contemporaneo. In quest’articolo cercheremo di esplorarla in chiave storica e di prospettiva, evidenziando qualche reciproca influenza, che potrebbe ridefinire le possibilità espressive degli artisti.

Origini ed evoluzione

La street art, le cui radici si possono far risalire alla graffiti art degli anni ’60 e ’70, a New York, è sempre stata una forma d’arte intrinsecamente legata al contesto urbano e sociale in cui si manifesta. È nata come mezzo di espressione popolare, spesso utilizzato per veicolare messaggi di protesta o rivendicare l’uso di spazi anonimi o degradati.

Parallelamente, l’arte digitale ha iniziato a svilupparsi con l’emersione delle tecnologie informatiche, trasformandosi rapidamente in un campo che spazia dalla creazione di immagini digitali e video, alla realtà aumentata (AR) e alla realtà virtuale (VR). L’arte digitale ha il potere di trasportare l’osservatore in mondi completamente nuovi, veicolando esperienze immersive che superano i limiti dei supporti tradizionali.

Il confine tra street art e arte digitale

Il punto d’incontro tra street art e arte digitale si trova nella loro capacità comune d’influenzare e trasformare la percezione dello spazio pubblico. Artisti come Banksy hanno introdotto elementi di digitalizzazione nelle proprie opere di street art, utilizzando proiezioni video e QR code, per aggiungere ulteriori livelli d’interazione e significato.

Opera di Bansky Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Opera di Bansky a Londra – foto @Graham C99 by Wikimedia CC BY 2.0 DEED

 

Diversi artisti digitali hanno iniziato a esplorare le strade come tele per le proprie creazioni virtuali. In particolare, la realtà aumentata ha permesso di sovrapporre immagini digitali ad ambienti urbani, creando un nuovo livello di fusione tra arte e spazio pubblico. Questo ha dato vita a opere visibili solo attraverso l’interfaccia di uno smartphone o di un tablet, rendendo l’arte accessibile a un pubblico ampio e diversificato.

Artisti e opere di frontiera – Invader

Graffito di Invader Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Graffito di Invader a Londra – Star Wars – foto @MsSaraKelly by Wikimedia CC BY 2.0 DEED

Un esempio emblematico della contaminazione tra i due approcci è rappresentato dall’artista francese Invader, famoso per il suo lavoro basato sull’uso di mosaici che rappresentano personaggi dei primi videogame – principalmente l’iconico Space Invaders, da cui deriva il suo pseudonimo. Le sue opere sono disseminate nelle strade delle città di tutto il mondo, da Parigi a Tokyo, passando per Los Angeles. Molte sue opere sono “invasori” che s’insinuano nel tessuto urbano, aggiungendo tocchi di colore e nostalgie video-ludiche.

Oltre ai mosaici, Invader ha creato mappe, libri e applicazioni AR, finalizzati a localizzare e interagire con le sue opere, per trasformare l’esperienza in una sorta di caccia al tesoro metropolitana.

Il contributo di JR

Un altro esempio significativo è dato da JR, graffitista e fotografo di strada francese, noto per i grandi ritratti in bianco e nero, affissi su edifici, treni, container e muri, un po’ in tutto il mondo. La sua arte spazia dalle periferie urbane ai segmenti più iconici di Parigi, New York Rio. Il suo lavoro cerca di rendere visibili comunità e individui marginalizzati, trasformando spazi anonimi in forti metafore di resilienza.

In chiave più digitale, JR ha co-prodotto il progetto Inside Out, un’iniziativa-piattaforma globale che permetteva alle persone di inviare le proprie fotografie, poi stampate in grande formato e restituite ai partecipanti, per essere esposte nelle comunità originali.

Ecosostenibilità – Bordalo II

La crescente attenzione alle tematiche ambientali induce una maggiore integrazione di materiali sostenibili e tecniche eco-compatibili sia nella street art che nell’arte digitale.

L’artista portoghese Artur Bordalo, più noto come Bordalo II, è noto per le sue opere che combinano street art, scultura e ambientalismo. Nella sua serie “Big Trash Animals”, ha utilizzato rifiuti e materiali di riciclo per creare grandi installazioni dalle morfologie animali. Queste opere sono sia una celebrazione della natura che una denuncia dell’impatto che questa subisce nel contesto della società dei consumi.

Bordalo II lavora con le dimensioni, i colori e le texture per conferire vita agli animali che crea, posizionando i suoi lavori in contesti urbani di forte contrasto con quanto viene rappresentato. La sua presenza online e la condivisione dei suoi progetti hanno costruito un’intensa narrativa digitale sulle questioni dell’ambiente, attraverso blog, post social e siti web, innescando emulazioni che incorporano elementi di realtà aumentata nel processo.

Contiguità tra urbano e digitale

La contiguità tra spazi urbano e digitale è un fenomeno che guadagna sempre più rilevanza, non solo come campo di esplorazione per chi crea, ma come nuova dimensione di esperienza per un pubblico che vede realtà fisica e digitale fondersi in modalità sempre più fluide e interconnesse.

Il palcoscenico fisico, su cui la street art si manifesta, sta diventando sempre più un canvas digitale, dove proiezioni, installazioni di AR e altre forme d’arte digitale trasformano edifici e strade in opere di narrazione interattiva.

Opera di Bordalo II Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Opera di Bordalo c/o Parco Santa Iria – Portogallo – foto @Portuguese Eyes by Wikimedia CC BY 2.0 DEED

Il confine tra street art e arte digitale – un’opera di Refik Anadol

Refik Anadol è un artista e regista, di origine turca, oggi basato in California, che opera nell’arte digitale creando installazioni immersive di grande qualità. Refik utilizza la realtà aumentata, l’intelligenza artificiale (AI) e il videomapping per generare esperienze visive che sfidano la percezione dello spazio e della realtà.

Anche se Anadol non è uno street artist nel senso classico del termine, molte sue installazioni pubbliche condividono con la street art il mood di fruizione pubblica e l’intento di riqualificare o reinventare gli spazi urbani. Un esempio di questa affermazione è l’installazione Winds of Boston: Data Paintings, con cui Anadol raccoglie i dati del vento in un contesto metropolitano, per generare una rappresentazione dinamica di quelle condizioni atmosferiche.

Paolo Servi

©impulsicreativi.it – riproduzione riservata.

Potrebbe interessare anche:

Ferrara Street Art, moderno e classico

 

 

Paolo Servi

Paolo Servi si occupa di Creative coding, Interaction design, AI e Nuove tecnologie. Ha studiato Statistica a Bologna, Scrittura creativa alla Holden di Torino (con Ernesto Franco, Dario Voltolini, Carlo Lucarelli e Andrea Canobbio) e Bioenergetica all’AIPU di Milano. Ha tenuto workshop ad Alessandria d’Egitto, Barcellona, Byblos (Libano), Copenhagen, Dublino, Liverpool, Novi Sad (Serbia), Parigi e in Palestina. Ha esposto alla Biennale di Firenze, ad Outsider Art, ad ArtVerona e al Wired NextFest. Ha pubblicato il romanzo “Ad occhi chiusi” con le Edizioni Il Foglio, una raccolta di poesie ed è coautore del cortometraggio “Il soldato della neve”, premiato nel concorso nazionale “A corto di idee” (Aosta). Con Edizioni Mondo Nuovo ha già pubblicato il romanzo “Le tre rune” (2022). Collabora periodicamente con la rivista online “VilleGiardini”.