Eliott Erwitt scrive di fotografia con un umorismo e una profondità senza pedanteria”.

Con queste parole Henri Cartier-Bresson descriveva l’arte del collega. Ed è quello che emerge visitando Eliott Erwitt Icons, a Palazzo Bonaparte a Roma aperta fino al 21 settembre. Gli oltre 80 scatti esposti raccontano la sua empatia visiva e la sua ironia. Sono quindi una raccolta di fotografie che ci fanno sorridere, ma anche emozionare e riflettere.     

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Allestimento © Ufficio stampa Arthemisia

Chi è Elliot Erwitt

Elliott Erwitt nasce nel 1928 a Parigi in una famiglia russa. Vive fino ai 10 anni a Milano e poi torna per un breve periodo in Francia. Nel 1939 la famiglia si sposta definitivamente negli Stati Uniti, prima a New York e poi a Los Angeles. Mentre frequenta la scuola superiore a Hollywood, inizia a lavorare in un laboratorio fotografico dove impara a sviluppare le immagini per i fan delle celebrità del cinema.

Grazie a questa esperienza incomincia a scattare e incontrare personalità come Edward Steichen, Roy Stryker, e soprattutto Robert Capa. Alla fine degli anni ’40 inizia la sua carriera da fotografo professionista e lavora a varie pubblicazioni. Nel 1953 viene invitato da Robert Capa a far parte dell’Agenzia Magnum Photos e nel 1968 la dirige per tre mandati.

Oggi Erwitt viene considerato uno dei più grandi fotografi, unico per la sua ironia. Per questo i suoi scatti, i suoi libri, i suoi reportage e le sue sue campagne pubblicitarie hanno attraversato i decenni influenzando generazioni di reporter.
Nel 2023, Erwitt si spegne a New York.

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La mostra

Elliot Erwitt Icons  è curata da Biba Giacchetti, una delle massime conoscitrici di Erwitt a livello internazionale ed è sostanzialmente un racconto della storia e del costume della società di quegli anni attraverso i suoi scatti dalle star del cinema ai potenti della terra, ma anche i suoi autoritratti, i bambini iconici e i suoi amati cani. La maggior parte sono immagini della quotidianità, o meglio dell’insolito nel quotidiano. Erwitt confidò che portava sempre con sé una “hobby camera”, una Leica M3 con un obiettivo da 50 millimetri, caricata con un rullino; un’attrezzatura semplice, ma grazie alla sua capacità di osservazione immortalava scene ironiche e uniche. Come egli stesso spiegava:

“Il tipo di fotografia che piace a me quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”.

Con queste parole Erwitt sintetizza il suo stile e la sua maestria nel raccontare la commedia umana, cogliendo aspetti talvolta gioiosi e romantici, alle volte quasi surreali.

Proprio la curatrice Giacchetti precisa:

“Questa mostra l’ho costruita passo passo con Elliott, facendogli scegliere proprio le sue fotografie più amate e quelle più rappresentative della sua intera carriera”.

E questo dialogo tra Erwitt e la curatrice è inserito nel catalogo dell’esposizione: accanto a ogni foto vi è il loro scambio di parole, commenti e spiegazioni che rendono l’opera unica. Per questo, secondo la curatrice Elliot Erwitt Icons è una esposizione autobiografica con un percorso espositivo vario, infatti il visitatore incontrerà i famosi ritratti di Marilyn Monroe, Che Guevara,  Kerouac, Marlene Dietrich, Fidel Castro, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger. Vedrà quindi le immagini storiche del funerale di Kennedy e il dissidio tra tra Nixon e Krusciov.

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Monroe, 1956, © Elliott Erwitt

 

Sugli scatti a Marilyn Monroe che ritrasse in Nevada sul set de “Gli spostati” Erwitt precisò:

“era un bel soggetto, era difficile fare una cattiva foto di lei perché era disponibile e gentile, la si poteva avvicinare, parlarle e scattare senza troppi problemi. Anche se il suo lato oscuro emergeva di continuo”.

L’esposizione continua poi con immagini di individui comuni, uomini e donne colte nel mezzo della normalità delle loro vite e ai cani di ogni taglia e razza, particolarmente cari a Erwitt perché liberi e svincolati dalle regole che condizionano le persone.

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Paris, 1989, © Elliott Erwitt

 

Diverse di queste foto sono scattate dal “punto di vista dei cani”. Per la prima volta nella storia della fotografia è proprio il reporter ad abbassarsi e, nell’immagine, compaiono solo le scarpe e una parte delle gambe dei loro padroni. Erwitt cercava di creare situazioni buffe e particolari, ma allo stesso tempo spontanee, per questo utilizzava delle trombette per ottenere dai cani delle reazioni singolari.

Elliott Erwitt Icons. Informazioni utili

Palazzo Bonaparte
Piazza Venezia, 5, Roma
Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20, la biglietteria chiude alle 19
Biglietto intero 15, sono previste diverse riduzioni

Catalogo Elliott Erwitt Icons, pubblicazione a cura di Orion57, euro 35

SOFIA MORETTI

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Sofia Moretti

Articolista free-lance