Fino al 21 settembre 2025, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita una mostra dedicata a un grande narratore visivo del Novecento, Alfred Eisenstaedt (Dirschau, Prussia, 1898 – Oak Bluffs, Massachusetts, 1995), una delle figure più iconiche e influenti della fotografia del XX secolo. Questa retrospettiva offre un’occasione unica per immergersi nell’universo di uno dei padri del fotogiornalismo, che ha saputo immortalare, con discrezione, profonda sensibilità e ironia, eventi che hanno segnato la storia.

New York City, 1937, © Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock
Il Percorso Espositivo: Dal Reportage ai Ritratti Iconici
Il percorso espositivo guida il visitatore attraverso le diverse fasi della produzione di Eisenstaedt e rivela, immagine dopo immagine, come la storia si intreccia alla poesia dello sguardo, rivela frammenti di realtà catturati con grande maestria, grazie a un’insaziabile curiosità unita a una pazienza infinita e uno sguardo attento e acuto, capace di cogliere l’essenza del momento. L’utilizzo di macchine fotografiche di piccolo formato, come la Leica M3 con un obiettivo da 35mm, gli permette di essere discreto, non invadente, permettendo alla scena di emergere in tutta la sua autenticità.
Prime esperienze
Nelle prime sale sono esposti i suoi primi lavori fotografici. Eisenstaedt inizia da giovanissimo ad appassionarsi alla fotografia, che sperimenta come autodidatta, grazie a una macchina fotografica ricevuta in regalo. Inizia a lavorare come fotografo freelance negli anni Venti a Berlino, dove l’atmosfera vibrante della Repubblica di Weimar fornisce un fertile terreno per l’espressione artistica. È in questo contesto che affina la sua tecnica e sviluppa il suo stile unico, caratterizzato da una rara combinazione di formalità e immediatezza. Seppure influenzato dalla fotografia candid (fotografia spontanea, che cattura soggetti in modo naturale e non in posa), le sue composizioni sono studiate, bilanciate, spesso con linee che guidano lo sguardo verso il punto focale, senza mai sembrare forzate. Grande importanza ha la luce naturale: contrasti, ombre e punti di luce sono abilmente sfruttati per dare profondità e drammaticità alle sue immagini.
La sua carriera decolla rapidamente e le sue fotografie iniziano a comparire su riviste tedesche di prestigio, come la Berliner Illustrierte Zeitung, per le quali realizza diversi reportage in Europa.
Nei primi lavori, oltre alle abilità tecniche, si intravede anche la sua capacità di raccontare la vita, che si tratti di scene mondane, colte spesso con sguardo ironico, della società europea, come la foto di René Bréguet, il cameriere che pattina reggendo un vassoio a St. Moritz, o di ritratti potenti di personalità pubbliche e politiche, come il ritratto di Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda nazista, immortalato mentre rivolge uno sguardo carico d’odio verso il fotografo, una volta scoperta l’origine ebrea del suo cognome.
Camminai vicino al tavolino e lo fotografai. Fu orribile, mi guardò con un’espressione piena d’odio. Il risultato fu una fotografia fortissima. Mi guardò con occhi intrisi d’odio e si aspettò che mi dileguassi, ma non lo feci. Se ho una macchina fotografica in mano non conosco la paura.
Alfred Eisenstaedt
L’epoca d’oro con Life
L’ascesa del nazismo in Germania cambia radicalmente la sua vita. In quanto ebreo, è costretto a emigrare negli Stati Uniti nel 1935. Da questo evento tragico però deriverà la sua fortuna professionale e inizierà un momento d’oro per la sua carriera. Nel 1936, già fotografo affermato, Henry Luce lo chiama a collaborare con Life, il settimanale pioniere del fotogiornalismo moderno in America e destinato a definire un’epoca.
La mostra prosegue quindi con alcuni degli scatti realizzati per Life. Il successo di quella che sarà una lunga collaborazione si deve alla perfetta sintonia tra il linguaggio visivo promosso dal magazine e il modo di fotografare di Eisenstaedt. La rivista adotta infatti una linea editoriale che attribuisce grande rilevanza alla fotografia come mezzo di comunicazione e informazione per “vedere la vita, vedere il mondo”. I reportage di Eisenstaedt (come anche quelli di Margaret Bourke-White e Robert Capa, per citarne alcuni) contribuiscono all’autorevolezza della rivista e rappresentano una svolta nella maniera di vedere e comprendere l’attualità attraverso le immagini, con un impatto narrativo, emotivo e culturale straordinario.
In questo periodo di grandi cambiamenti anche il suo stile si evolve. Eisenstaedt abbandona progressivamente la fotografia pittorica degli anni giovanili per raccontare la brulicante vita americana, che va sempre più veloce verso il progresso. Le immagini si fanno quindi più dinamiche, con dettagli mossi e fuori fuoco che contribuiscono a dare ritmo e movimento alla scena.

Il bacio più famoso della storia
Eisenstaedt realizza per Life oltre 2500 reportage e più di 90 copertine, tra le quali spicca anche la celebre foto del bacio a Times Square, scattata nell’agosto del 1945, in cui un marinaio bacia appassionatamente un’igienista dentale durante i festeggiamenti per la resa del Giappone e l’imminente fine del conflitto. Quell’istante perfetto, atteso e inseguito tra la folla con la Leica al collo, cattura l’essenza di quel momento storico, trasformando un gesto spontaneo in un’immagine universale, e consacra Eisenstaedt tra i fotoreporter più influenti del secolo.
Non sapevo chi fossero. Il marinaio correva in giro baciando tutte le donne che vedeva: giovani, anziane, infermiere, qualsiasi cosa con la gonna. […] L’ho visto abbracciarla e ho scattato senza pensarci troppo. Non avevo tempo di posizionarmi o di chiedere il permesso.
Alfred Eisenstaedt
Molti anni dopo sarà la stessa protagonista di quella foto, Greta Zimmer Friedman, a precisare in un’intervista: “Quell’uomo era molto forte. Io non lo stavo baciando. Fu lui a baciare me”. Alla luce di ciò, oggi quel bacio suonerebbe come un sopruso, perché ottenuto senza consenso, facendo rileggere lo scatto con occhi più critici. Eppure quella foto ancora oggi resta una delle fotografie più riconoscibili e celebrate di tutti i tempi.
Europa
Nel dopoguerra Eisenstaedt dedica sempre più tempo ai viaggi all’estero e torna spesso in Europa. Gli scatti dei suoi reportage in Francia e in Italia esposti in mostra rappresentano una sorta di diario visivo dell’Europa che si rimette in piedi, un mondo ferito ma vitale, che rinasce dopo la guerra, documentando i segni del progresso ovunque; per le strade, tra i monumenti storici, tra le botteghe, le piazze e gli spazi urbani sempre più popolati da cartelloni pubblicitari, l’umanità, colta anche qui nella sua spontaneità, rinasce.

Importanti sono anche i reportage che realizza in Etiopia, Israele e Giappone, con i suoi contrasti stridenti tra antico e moderno. Anche qui l’obiettivo di Eisenstaedt si focalizza principalmente sugli effetti della guerra, cercando di documentarne le conseguenze sulla società. Le sue immagini mostrano le cicatrici del conflitto, le città devastate, l’umanità tra le macerie, ma soprattutto la dignità e la determinazione nel ricostruire.
Ritratti
L’ultima parte della mostra è dedicata alla fotografia di ritratto che, oltre al reportage, diventa una delle specializzazioni principali di Eisenstaedt. Che si tratti di volti celebri o di persone comuni, il suo obiettivo è sempre lo stesso: entrare in relazione con i soggetti attraverso una profonda empatia. Non impone la macchina fotografica, ma la usa con discrezione, cercando di cogliere l’autenticità e trovare la straordinarietà nell’ordinario.

È più importante creare un legame con le persone che scattare foto
Alfred Eisenstaedt
Anche nei suoi ritratti più famosi — Marilyn Monroe, Sophia Loren, Albert Einstein, Maria Telkes, Martin Luther King, John F. Kennedy, J. Robert Oppenheimer, e molti altri— Eisenstaedt riesce a spogliare la celebrità del mito, va oltre la superficie della notorietà. Non insegue il sensazionalismo ma una verità emotiva: cogliere quel frammento autentico che rivela qualcosa di profondamente umano, quel momento di verità, magari fugace, in cui una persona si rivela davvero.
Scatta l’ultima fotografia all’età di 95 anni, in cui immortala Bill Clinton con la moglie Hillary e la figlia Chelsie, nella loro dimora estiva di Martha’s Vineyard, l’isola dove lo stesso Eisenstaedt trascorre gli ultimi anni della sua vita.
Durante la sua lunga carriera, Eisenstaedt riceve numerosi premi e onorificenze importanti, tra cui l’Infinity Master of Photography Award, conferitogli dal prestigioso Centro Internazionale di Fotografia. Nel 1951, l’Enciclopedia Britannica lo elegge “Fotografo dell’Anno”.
In un tempo come il nostro, in cui si fotografa tutto, ma si comprende poco, il lavoro di Eisenstaedt è un invito ad ascoltare visivamente il mondo, a soffermarsi e guardare davvero.
Informazioni utili
Camera – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, 10123 – Torino
Orari:
tutti i giorni: 11:00 – 19:00
Giovedì: 11:00 – 21:00
Biglietti:
Intero: 13,00 €
Ridotto : 10,00 €
Fino al 21 settembre 2025
www.camera.to | camera@camera.to
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